Conf.A.S.I. Nazionale esprime pieno apprezzamento per il Dpcm del 23.09.2021 che mette definitivamente un freno al lavoro in smart working nella PA e regolamenta il rientro in presenza.
Già con il Decreto legge 127/2021, il Governo ha esteso a tutto il personale delle pubbliche amministrazioni l’obbligo di possedere e di esibire, per l’accesso al luogo di lavoro, la certificazione verde COVID-19 (il cosiddetto green pass), escludendo da tale obbligo i soli soggetti esentati dalla campagna vaccinale per motivi sanitari. Un passaggio preliminare necessario per mettere definitivamente un freno al ricorso al lavoro agile.
Come previsto dal nuovo Decreto, infatti, a partire dal 15 ottobre 2021, la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni è soltanto quella svolta in presenza. Si torna, pertanto, al regime previgente all’epidemia pandemica, disciplinato dalla legge 22 maggio 2017, n. 81, recante “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato” (cosiddetta legge Madia), così come modificata dai successivi provvedimenti normativi. «Nulla contro lo smart working o il lavoro agile, ma bisogna ritornare a presidiare i posti di lavoro in presenza, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e con la voglia di riconquistare presto la normalità» commenta il Presidente Conf.A.S.I. Nazionale Antonio La Ghezza.
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